I Parà della “FOLGORE” nei combattimenti a sud di Roma – F. De Petrillo
19 Dicembre 2007Henschel HS 126 – V. De Santis
18 Gennaio 2008La circolare in questione dettava tutte le norme che dovevano disciplinare la grande cerimonia che doveva rendere gli onori ai resti mortali del Milite Ignoto che con un treno speciale vennero portati da Aquileia a Roma ed ivi tumulati il 4 Novembre 1921.
Allegati alla circolare vi erano:
a)uno specchio di diramazione in cui erano citate tutte le Autorità che dovevano presenziare alla cerimonia;
b)5 schizzi in cui erano rappresentati i Reparti, i Vessilli, le Autorità ecc. che dovevano schierarsi e formare il corteo funebre;
c)l’Orario del treno trasportante la salma che muoveva da Aquileia a Roma.
L’analisi del presente documento consente, insieme ad alcune ricerche da me svolte, di ricostruire il complesso movimento commemorativo e di comprendere come una guerra di massa, che aveva generato orrende carneficine, pretendeva un riscatto celebrativo in cui la morte anonima fosse collocata al posto più alto: riconoscimento supremo in cui tutta la comunità nazionale potesse identificarsi (Foto a Lato: Itinerario ferroviario che trasportò il soldato ignoto dalla Basilica di Aquileia a Roma).
L’idea di tale rappresentazione è attribuita al Generale Giulio Douhet, fondatore dell’Unione nazionale ufficiali e soldati, che propose di rendere i più alti onori alla salma di un combattente non identificato, caduto in guerra, e che pubblicò per l’occasione un articolo sul periodico del suo movimento “Il Dovere” il 24.8.1920.
Il disegno di legge fu proposto nel 1921 e subito dopo la sua approvazione, il Ministero della Guerra incaricò una commissione per esplorare i vari luoghi del fronte e reperire le salme dei caduti.
In un primo momento, la tumulazione doveva avvenire nel Pantheon, ma successivamente con una legge sulla “Sepoltura della salma di un soldato ignoto” approvata dalla Camera il 4.8.1921, si decise per il Vittoriano.
Nel 1921, per onorare i numerosi caduti nella guerra del 1915/1918, le cui salme non poterono essere identificate, un’apposita Commissione formata dal generale Giuseppe Paolini, dal colonnello Vincenzo Paladini, dal tenente Augusto Tognasso, dal sergente Ivanoe Vaccarini, dal caporal maggiore Giuseppe Sartori e dal soldato Massimo Moro raccolse dai campi di battaglia di Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele e da Castegnevizza fino al mare, i resti di undici salme assolutamente irriconoscibili, in modo che fra esse potesse figurare una rappresentanza dei caduti dei vari Corpi.
Gli autocarri militari, trasportarono le undici salme provenienti dai diversi cimiteri di guerra e scesero rispettivamente a Trento, Schio, Bassano e infine ad Udine.
Nella chiesa, vicino al castello di Udine, le salme furono ricoperte di bandiere e fiori; a guardia d’onore, vi erano i fanti e le rappresentanze di tutti i reparti combattenti, che si avvicendarono per onorare e salutare il Soldato Ignoto.
Il 26 ottobre, il feretro giunse a Gorizia, nella chiesa di Sant’Ignazio, che durante la guerra fu devastata dalle granate e la statua del Santo, (collocata al centro della facciata), ebbe la testa decapitata da una scheggia di proiettile.
Una scelta non casuale, quella di ospitare il Combattente Ignoto in una chiesa che aveva subìto anch’essa le ferite e le mutilazioni della guerra.
La circolare suindicata al punto I – Designazione della salma – disponeva che il 28 Ottobre le undici salme racchiuse in casse assolutamente identiche di forma e di dimensione, dovevano essere concentrate nella Basilica di Aquileia.
Un picchetto d’onore, composto di soldati di tutte le armi, fornito dal Comando del Corpo d’Armata di Trieste, di mutilati e di ex combattenti, doveva prestare servizio fino al termine della funzione.
Lo stesso giorno, alle ore 11, alla presenza del Ministro della Guerra, di due Senatori, due Deputati ex combattenti, del Sindaco di Roma, di 10 mutilati, 10 ex combattenti e 10 madri e vedove di caduti non identificati, una popolana di Trieste, Maria Bergamas, in un clima solenne e quasi surreale, scortata e sorretta da quattro medaglie d’Oro, il Generale Paolini, il Colonnello Marinetti, l’Ufficiale medico Paolucci e il Tenente Baruzzi, indicò fra le undici, la salma da trasferire a Roma.
Da ricordare che il figlio della Bergamas, “Antonio”, aveva disertato dall’Esercito Austro-ungarico per arruolarsi volontario nelle fila italiane e che cadde in combattimento, senza che il suo corpo fosse identificato.
Delle undici bare allineate nella chiesa, Maria Bergamas, scelse la seconda da destra, inginocchiandosi e ponendo sulla medesima un velo nero.
La bara venne sollevata da combattenti mutilati e trasportata sul catafalco centrale della chiesa; sul coperchio vennero collocati: una bandiera, un elmetto, un fucile.
Le altre dieci bare vennero inumate nel cimitero di guerra presso la Basilica romana di Aquileia, mentre quella del Milite Ignoto venne issata sull’affusto di un cannone e avviata alla volta della Capitale su apposito convoglio ferroviario.
Al punto II – Trasporto della salma a Roma – la circolare in questione stabiliva che la partenza del treno era fissata alle ore 8 del 29 Ottobre da Aquileia.
Il convoglio si fermò in tutte le stazioni per raccogliere le corone offerte dalle popolazioni.
I discorsi erano vietati. Tutti dovevano osservare un religioso silenzio e l’unica musica che poteva essere suonata era la “Canzone del Piave”, essa doveva essere eseguita per una sola volta alla fermata del treno in stazione (Foto a Lato: Gabriele D’annunzio rende omaggio ad Aquileia alla bara).
L’itinerario fissato era:
Aquileia, Udine, Conegliano, Treviso, Venezia, Rovigo, Ferrara, Firenze, Arezzo, Roma, dove giunse il 2 Novembre, alle ore 9.
Il treno, procedette lungo il tragitto con studiata lentezza, in modo da consentire agli Italiani di raccogliersi lungo i binari.
Fu allora possibile, assistere a uno spettacolo d’irripetibile grandezza e altissima commozione.
A centinaia, migliaia, decine di migliaia i compatrioti, ex combattenti, vedove, orfani di guerra e cittadini, accorsero dai campi, officine, e fabbriche inginocchiandosi in preghiera dinanzi al simbolo della capacità di sacrificio della Patria.
E’ forse difficile immaginare, oggi, o ricostruire col pensiero, la commozione di quei giorni, la folla lasciava spazio al corteo funebre e gettava fiori sulle nere gramaglie delle madri che avevano perso i lori figli.
La gente sentiva il bisogno – come avvenne in altre nazioni – di stringersi e salutare per l’ultima volta il Soldato Ignoto, colui che rappresentava i caduti di tutte le battaglie, e che con la sepoltura sull’Altare della Patria rendeva sacro ed emblemàtico il complesso monumentale, tramandando alle future generazioni, la sacra testimonianza del sacrificio offerto dai soldati italiani durante gli anni di guerra.
In Roma, il Milite Ignoto, venne accolto dalle bandiere di tutti i reggimenti e dal Re.
La bara trasportata su un apposito affusto di cannone, era preceduta dalla Banda dei Reali Carabinieri, dalle bandiere, stendardi, labari e relative scorte e dalla musica della Regia Marina; era fiancheggiata dai decorati di medaglia d’Oro, e seguita da Sua Maestà il Re e la Real Casa.
Raggiunta la chiesa di S.Maria degli Angeli, otto sottufficiali l’appoggiarono sul catafalco, che venne circondato dai decorati di Medaglia d’Oro.
Per tutto il pomeriggio del 2 Novembre e il successivo giorno, dalle ore 7 fino al tramonto fu concesso al pubblico il libero ingresso nella chiesa per visitare e onorare la bara (Foto a Lato:Il feretro del Milite Ignoto percorre via Nazionale per essere tumulato all’Altare della Patria. Roma 4 Novembre 1921).
Infine, il 4 Novembre alle ore 8,30, la salma fu trasportata con tutti gli onori dalla Chiesa di S.Maria degli Angeli (vedi schizzo n.3), all’Altare della Pàtria dove fu deposta nel luogo prescelto e cioè, sotto l’edicola della Dea Roma, in asse col monumento del Re, nel centro dell’Altare medesimo.
Alla memoria del Milite Ignoto venne decretata la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistente inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria”.
24 Maggio 1915 – 4 Novembre 1918
Per completezza d’informazione riporto la relazione al Ministro della guerra della Commissione speciale per l’esame delle proposte di ricompense per la campagna 1915-1918 per la concessione di tale Medaglia d’Oro al V.M.:
Eccellenza!
“La Commissione per le ricompense al Valor Militare della grande guerra sente vivamente l’onore, che le vien fatto, consultandola sulla iniziativa per il conferimento della Medaglia d’Oro alla memoria del soldato che la Patria oggi pone sul proprio Altare a glorificazione delle gesta compiute dal Popolo in armi.
Nel nostro lungo lavoro di giustizia, noi, attraverso l’esame di minuziose relazioni di episodi che sfuggono alla grande istoria, abbiamo potuto acquistare sicura coscienza delle mirabili virtù che il Soldato Italiano ha vittoriosamente cimentate alla prova suprema della guerra, e per le quali, fra tutti i soldati del mondo, Egli a nessuno si è mostrato secondo.
E nello stesso lavoro, noi troppe volte abbiamo avuto la sensazione esatta, e per noi penosa, che, e noi e la gerarchia militare, per tutti solleciti di rendere il giusto premio a tutti i meritevoli, eravamo di fronte a difficoltà invincibili per la identificazione di eroi, dei quali, la narrazione dei fatti pur delineava, fuor d’ogni dubbio, la gloriosa figura anonima.
Perciò è nella unanime coscienza della Commissione che la Medaglia d’Oro sia stata ben meritata dal soldato Italiano, e possa significare giusto riconoscimento collettivo a tutti quei soldati d’Italia a ciascuno dei quali la umana limitazione delle nostre forze non ha potuto conferire il meritato premio individuale.
La Commissione approva integralmente la motivazione, che ben riassume le virtù del Soldato Italiano. (Segue motivazione come sopra).
E noi Vi chiediamo ancora, Eccellenza, per alto segno di onoranza alle madri, alle vedove, agli orfani della guerra, che della Medaglia d’Oro l’assegno sia devoluto agli orfani della guerra, e la motivazione sia incisa sulla pietra tombale, a gloria dei seicentomila caduti, ad onore di tutti i combattenti, ad incitamento dei futuri”.
Roma, 31 ottobre 1921.
La Commissione:
Brigadiere Generale Barbieri
Brigadiere Generale Nobili
Sotto Ammiraglio Todisco
Maggiore Generale Chiossi
Maggiore Generale Vigliani
Maggiore Generale Menarini
Tenente Generale Maggiotto
Tenente Generale Negri
Tenente Generale Vespignani
Il Generale d’Esercito Presidente: Giardino
In data 1° Novembre 1921 venne emanato il seguente Ordine del Giorno all’Esercito:
“Ho l’onore di annunziare che S.M. il Re, con Decreto odierno, ha conferito la Medaglia d’Oro al Valor Militare al Milite Ignoto, con la seguente motivazione: (segue motivazione come sopra).
L’Esercito Nazionale saprà intendere l’alto significato dell’omaggio che la Patria rende ai combattenti di tutte le Armi nella esaltazione ideale del Fante Sconosciuto.
Lo Sconosciuto, il combattente di tutti gli assalti, l’Eroe di tutte le ore, ovunque passò o sostò, prima di morire confuse insieme il valore e la pietà. Soldato senza nome e senza storia, Egli è la Storia: la storia del nostro lungo travaglio, la storia della nostra grande vittoria.
Mentre il nostro Compagno passa – tra commozione ed orgoglio di popolo – dalla gloria di Aquileja alla più grande di Roma, l’Esercito Italiano, alla luce dei recenti ricordi, schiude alla Patria le vie delle nuove e feconde concordie”.
Roma, 1° novembre 1921
Il Ministro della Guerra
Gasparotto
Alla memoria del Milite Ignoto Italiano vennero assegnate le seguenti decorazioni: Medaglia d’Onore degli Stati Uniti d’America; Croce di Guerra di 1° Classe della Repubblica Portoghese.
Bibliografia:
• Circolare del Ministero della Guerra prot. n. 71 del 30.9.1921 con allegati n.5 schizzi.
• Giulio Bedeschi, articolo pubblicato su “Storia Illustrata” Luglio 1969 n.140;
• Lucio Fabi, “Sul Carso della Grande Guerra”
• Nicola Labanca, “Caporetto – Storia di una disfatta”
• Bruno Tobia, “L’Altare della Patria” – Bologna Ed.Il Mulino
• Nino Piccinelli, “Ta-Pum” – Roma Editrice Sanzio
• J.Winter, “Il Lutto e la memoria”. La Grande Guerra nella storia
culturale europea, Bologna, Il Mulino, 1998