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Il ritrovamento del Brigantino Mercurio – G. Centanni

 

Un relitto unico
Fotografia per gentile concessione dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

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Giace sul fondale sabbioso a 16 metri di profondità, a circa nove chilometri da Punta Tagliamento, lungo il confine fra Veneto e Friuli Venezia Giulia. È rimasto in fondo al mare dalla notte fra il 21 e il 22 febbraio 1812, quando naufragò durante la battaglia di Grado.

Il brigantino italo-francese Mercure – Mercurio – faceva parte della flotta del Regno d’Italia, lo stato satellite dell’impero francese fondato da Napoleone nel 1805, che comprendeva l’Italia centro-orientale e buona parte di quella settentrionale. Stava scortando il vascello francese Rivoli nella sua prima missione partita dal porto veneziano di Malamocco, quando venne attaccato dal brigantino inglese Weasel. Dopo circa 40 minuti di combattimento gli inglesi colpirono il deposito d’armi del Mercurio causando un’esplosione, che provocò il naufragio della nave e la morte dei membri dell’equipaggio.

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Solo nel 2001 il relitto è stato scoperto per caso, dal peschereccio della famiglia Scala di Marano. Dal 2004 al 2011 il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, ha compiuto otto campagne di scavo, sotto la direzione dell’archeologo subacqueo Carlo Beltrame, portando alla luce un consistente numero di reperti: sette scheletri umani e circa 900 oggetti, molti riferibili alla cucina e alla cambusa.

Artiglieria di Marina - Nave Mercurio

“Abbiamo trovato botti, posate, bottiglie, calderoni, flaconcini di profumi e medicinali, piatti e una tazzina da caffè in porcellana”, spiega Beltrame. “Ma la scoperta più interessante è stata quella di un contenitore in latta, il primo ritrovato finora, usato per la conservazione di cibi”.

Il Mercurio ha un’importanza fondamentale dal punto di vista archeologico”, prosegue Beltrame, “non solo per via dell’enorme quantità di oggetti recuperati, in eccellenti condizioni di conservazione, ma soprattutto perché siamo di fronte all’unico relitto noto di una nave del Regno d’Italia napoleonico. Mai prima d’ora, inoltre, era stato ritrovato un numero così elevato di scheletri in un così buono stato provenienti da un relitto affondato nel Mediterraneo”.

L’articolo che descrive i ritrovamenti sul Mercurio è in corso di pubblicazione sul numero speciale Archeologia dei relitti postmedievali della rivista Archeologia postmedievale.