Organizzazione Artigliera Napoleonica – G. Centanni
2 Marzo 2010Austerlitz e l’Aquila del 4° Rgt. – G. Centanni
24 Marzo 2010Note Storiche
Il figurino rappresenta un fante della X Legio durante le vittoriose campagne di Gallia del biennio 58 – 57 a.C. (anche se può essere tranquillamente inserito in altri contesti storici di quei decenni). E’ rmato con uno scudo ovale (scutum) rinforzato da un bordo in ferro, e con un rialzo centrale (umbo) che poteva essere usato anche per colpire, in mischia, il nemico. Lo scudo era riposto durante la marcia in una sacca – tegimen – sulla quale poteva essere applicato il cartiglio identificativo della legione – in questo caso la X – ed il simbolo totemico della stessa, in questo caso il taurus. Il soggetto indossa due protezioni, una sull’altra (di tela imbottita o feltro o cuoio) e, su queste la protezione principale costituita dalla cotta di maglia (lorica hamata) chiamata anche gallica da Varrone perché di derivazione celtica, che proteggeva torso e cosce. A volte era provvista di spallacci – humeralia – metallici o coriacei, a difesa delle spalle; caratteristiche erano le fasciae crurales che avvolgevano le gambe, anch’esse a difesa dal freddo. L’elmo è di tipo Montefortino, probabilmente l’elmo più comune. L’elmo era in bronzo, con due paragnatidi ampie (bucculae) annodate sotto il mento con un cordoncino (vinculum). Normalmente era presente un pennacchio di crine, che veniva innestato poco prima della battaglia: l’unica documentazione sul colore è nell’affresco degli Statilii all’Esquilino (periodo cesariano o poco successivo) dove il pennacchio è di colore rosso. Armi offensive erano il pilum e il gladio (gladius hispanus), una corta spada di 60 centimetri. Il gladio era riposto in un fodero (vagina), portato a destra appeso ad un cinturone (cingulum militiae).
Il Figurino
Questo figurino mi ha riempito di grandi soddisfazioni. La scatola che la contiene è benfatta, capiente e il soldatino risulta protetto da qualsiasi urto grazie alla confezione stile Poste Militaire. Quello che mi ha meravigliato è l’assoluta pulizia della fusione: nessuna linea da limare, i pezzi si incastrano con disarmante facilità (ancora oggi capita di comprare un bel soggetto ed essere costretti a un lavoro di stucco per colpa di pezzi che non combaciano), nessun blocco di piombo da staccare. Assolutamente perfetto. Trovo l’idea del pilum realizzato nella sua parte anteriore con un tondino molto interessante. Non lo vedremo piegare con il tempo ne spezzarsi durante una trasferta di gara. Forse la punta così piccola separata dal contesto rischia di staccarsi e di perdersi. Quindi molta attenzione. Le due teste nella confezione ci pongono di fronte alla scelta di come ambientare il figurino. A voler essere puristi visto che lo scudo è avvolto nel tegimen (che lo proteggeva prima della battaglia) il legionario non avrebbe dovuto indossare il pennacchio (che veniva indossato prima della battaglia), ma sicuramente così il tutto risulta più accattivante. Per la pittura va benissimo la box art di Ugo Solvino. Uniche varianti possibili sono la tunica (bianca, rossa), la focale (rossa, bianca, ocra), le fasciae crurales (più bianco sporco).